Resumen del libro
Questa è la storia di una fabbrica, delle sue macchine che bavano chilometri di cavi, e dei suoi operai. Già, gli operai. Tipi bizzarri, ma per fortuna non esistono (più). Sono come gli elfi e gli gnomi, vivono in posti certamente di fantasia, come Latina-Borgo Piave. Prima, si mormora, facevano i contadini, poi entrarono in fabbrica perché, si sa, il mondo cambia. Qui passano per l'arcobaleno sindacale degli anni miracolati, e diventano classe operaia, che però è un'altra cosa. Poi, in men che non si dica, quando pensano di essere diventati proprio operai, e si rilassano, scoprono di essere come i mammut. Estinti. Dai reparti ai reperti.Il Benassa è il loro capo, ha il mal di stomaco e si sente spesso "solo come l'Albania". È l'unico che non fa il doppio lavoro, ha guidato i suoi compagni per anni, tra lotte e botte, vittorie e fregature, amori felini e amicizie canine. Ma ora è stanco, e molla tutto. O no?Lo stile allegramente manesco e maliziosamente picaresco del Pennacchi diurno imbullona le parole e le frasi alla storia (e alla vita), le lubrifica e le calibra: proprio come fa, vien da pensare, il Pennacchi notturno con la sua Conica, l'enorme aggeggio che ronfa, e stride e grida, l'Omero di ghisa che racconta le epiche gesta quotidiane dei mammut. Basta saperlo ascoltare.