Editorial Giulio Einaudi Editore
Colección Letture Einaudi, Número 0
Lugar de edición
Torino, Italia
Fecha de edición mayo 2007 · Edición nº 1
Idioma italiano
EAN 9788806188504
154 páginas
Libro
encuadernado en tapa blanda
Un'autobiografia anomala, una sorta di mosaico in cui Benjamin condensa le esperienze e la topografia della propria infanzia, ridando anima ai sogni, facendo rivivere le ore e i luoghi di magia, e al contempo gli angosciosi presentimenti di un bambino ebreo nella Berlino dell'epoca. Benjamin scava nell'infanzia, negli strati nascosti, perduti della vita per riattivare quella "promessa di felicità" che è patrimonio di ogni essere umano, senza tuttavia dimenticare che questa possibile felicità è perennemente esposta ai venti della storia. Un testo che ha svelato Benjamin come grande scrittore, oltre che pensatore e intellettuale.
Infanzia berlinese consiste di miniature che evocano singole strade, persone, oggetti, intérieurs. Non c'è dubbio che chi si accinge a scrivere cose di questo tipo è, come Proust, di cui Benjamin fu traduttore, alla ricerca del tempo perduto. Ma il tema di Proust e quello di Benjamin sono davvero lo stesso? Le loro ricerche del tempo perduto perseguono il medesimo obiettivo? Proust cerca il passato per sfuggire al tempo, e ciò significa soprattutto: al futuro, ai suoi pericoli, alle sue minacce, la cui minaccia estrema è la morte. Benjamin, al contrario, nel passato cerca il proprio futuro. I luoghi a cui lo riconduce il suo rammemorare hanno quasi tutti i tratti dell'avvenire . E non è casuale che il suo ricordo colga una figura dell'infanzia nel ruolo del veggente che predice il futuro . Proust presta attenzione al risuonare del passato, Benjamin a ciò che anticipa un futuro che, nel frattempo, è diventato a sua volta passato. A differenza di Proust, Benjamin non vuole liberarsi della temporalità, non vuole osservare le cose nella loro essenza astorica ma aspira all'esperienza e alla conoscenza storica.
Nació en Berlín en 1892, en el seno de una próspera familia judía. Estudió filosofía y se licenció en Berna en 1918 con una tesis sobre el concepto de crítica del arte en el Romanticismo alemán. Trabajo singular con el que sin embargo no consiguió integrarse en la institución académica, aunque su nombre se asocia indefectiblemente con la formación temprana de la Escuela de Frankfurt. Influido por la mística judía y el marxismo, dejó una obra polifacética en la que se combina la filosofía, la sociología y la crítica literaria, y cuya influencia ha ido creciendo exponencialmente desde su muerte. Se quitó la vida en Portbou, al creer que las autoridades lo devolverían a los nazis, de los que huía, de una manera o de otra, desde 1933.
|